Conseguenze del commercio illegale

conseguenze del commercio illecito

Il commercio illecito di prodotti del tabacco gode da sempre di una diffusa accettazione sociale: il piccolo rivenditore abusivo viene considerato come un soggetto innocuo, costretto ad esercitare un’attività illegale dall’esigenza di sostentare sè stesso e la sua famiglia. Tuttavia, non è che l’ultimo anello visibile di una catena che coinvolge organizzazioni criminali strutturate e transnazionali, le quali costruiscono corridoi logistici su cui far transitare varie tipologie di prodotti illegali come droga, armi ed esseri umani e che reinvestono i proventi dei traffici illeciti in attività criminose ancora più efferate e ad elevato impatto sociale.

Minacce alla sicurezza

Il contrabbando di sigarette, attraverso una serie di rivoli e canali illeciti, finisce per finanziare anche il terrorismo internazionale. Come accertato dalle attività di contrasto effettuate dalle forze dell’ordine, come ad esempio la recente operazione Scorpion Fish avvenuta nel Canale di Sicilia, e da alcuni studi come “Terrorismo, criminalità e contrabbando”, realizzato dalla Fondazione ICSA, il contrabbando di tabacco è uno dei canali di finanziamento preferiti dal terrorismo per diverse ragioni, tra le quali l’elevata profittabilità a fronte di pene relativamente basse previste dai diversi ordinamenti giuridici.

Un rapporto redatto da Frontier Economics, una delle società di consulenza economica più importanti d’Europa, stima che la contraffazione e la pirateria di una vasta gamma di prodotti di consumo, compresi i prodotti di lusso di marca e i tabacchi, porta a una perdita globale di posti di lavoro compresa tra 2 e 2,6 milioni di unità.

impatto sulla filiera del tabacco

La filiera del tabacco non è esente da questi fenomeni illeciti.

I produttori subiscono perdite finanziarie notevoli e danni a lungo termine alla reputazione dei loro marchi, frutto di anni di lavoro e di investimenti. Grossisti, distributori e dettaglianti subiscono gli effetti della riduzione della domanda di prodotti leciti, con conseguente diminuzione delle vendite.

Sulla base di stime elaborate da Philip Morris International, a partire da statistiche Euromonitor, un’azienda di market intelligence che identifica l’evoluzione dei consumi a livello globale, e OMS, il commercio illegale globale costa agli Stati qualcosa come 40-50 miliardi di dollari l’anno in termini di mancato gettito fiscale.